Oggi vogliamo proporvi due letture fatte dalle nostre maestre e un articolo di Alberto Pellai.
BUONA LETTURA!!!
Articolo di Alberto Pellai https://www.facebook.com/607285592681142/posts/2857279137681765/?d=n
ESSERE PADRI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS: scrivete una lettera a vostro figlio.
Non sta capitando a tutti. Ma a molti sì. Per la prima volta nella nostra vita, ci siamo fermati. E la salute della collettività è diventata più importante del nostro lavoro. Molti di noi sono a casa, con la propria famiglia.
Per la prima volta, per molti di noi si aprono tempi lunghi di permanenza, dove dobbiamo imparare a sostare. “So-stare con i miei figli?”: questa domanda, che sembra lapalissiana, in realtà non lo è. Perché molti di noi sanno stare con i figli, ma non sostare. Li portiamo a fare sport, li accompagniamo di qua e di là, siamo abili a spingerli nel “fuori”. In effetti, il ruolo del padre è spesso quello di facilitare l’uscita dalla porta di casa del proprio figlio. Adesso invece bisogna tenerli in casa, i nostri figli. Bisogna aiutarli a trovare dentro di sé la pazienza e la capacità di tollerare la frustrazione. I nostri padri e nonni ci avrebbero semplicemente detto che “devi obbedire. E non fare storie, perché altrimenti poi per te sono guai”. Poi, dopo averci detto così, sarebbero probabilmente andati nella loro stanza, oppure sulla poltrona a leggere il giornale oppure a guardare la TIVU. Noi con i nostri figli, invece, ci siamo coinvolti e resi disponibili. E quindi adesso dobbiamo portare queste due caratteristiche nella relazione con loro, vivendo a contatto e reclusi in casa, 24 ore su 24. Ciò che potrebbe sembrare una grande fatica (e in parte lo è, oggettivamente, non solo per noi papà, ma anche per le mamme) potrebbe rivelarsi anche come un’enorme opportunità.
“Adesso non posso”, “Scusa ma devo scappare”, “Perdonami, ma ora non ho tempo”: quante volte abbiamo detto ai nostri figli queste frasi, spinti dai mille impegni che spesso si sono rivelati anche ottimi alibi, per non stare con loro? Ecco, in questi giorni queste frasi hanno perso senso. Perché, in molti ora abbiamo un tempo dilatato, pieno di possibilità, con spazi che ci sembravano impensabili fino a pochi giorni fa. Tra l’altro, tra breve sarà anche la nostra festa: la festa del papà cada il 19 marzo e sarà all’interno di questo tempo sospeso, causato dall’emergenza coronavirus.
Ecco un’idea che voglio darvi per metterci in gioco in questi giorni. Vi invito a scrivere una lettera a vostro figlio, da consegnargli il giorno della festa del papà, quando solitamente sono i bambini a darci una letterina per raccontarci il loro affetto. Provate a pensare a tutte le parole che per fretta o per non abitudine non avete mai detto a vostro figlio. Parole belle, parole che danno senso alla relazione con lui. Bene, ora che abbiamo tempo, proviamo a scriverle quelle parole. Fatelo soprattutto se non ve le siete mai sentite dire dal vostro papà. Molti di noi sono stati figli di padri molto abili a usare parole dure per tirare fuori il meglio di noi, quando non eravamo all’altezza delle aspettative. Ma spesso, quei padri così capaci di parole severe, non hanno saputo dire invece parole buone, frasi apprezzanti, quando invece sarebbero state così belle e utili per farci sentire “figli adeguati”. Spesso abbiamo rincorso tutta la vita quelle parole che nostro padre non è mai stato capace di dirci. Proprio perché non ce le hanno dette, ne sentiamo un bisogno profondo. Ma spesso non sappiamo quali sono. Per cui, vi lancio un invito. Provate a scrivere una lettera a vostro figlio. Raccontategli tutto il bello che ha messo nella vostra vita. Poi postatemele attraverso un messaggio su facebook o inviatemele via mail.
Il giorno della festa del papà, le quattro lettere più belle riceveranno un dono. Un dono speciale, pieno di parole sulla paternità.
E voi mamme, provate a coinvolgere i padri che avete a fianco e quelli di vostra conoscenza in questa sfida. Trasformiamo questo tempo di vuoto, in un tempo pieno.